Radici

10 marzo – 30 aprile 2021

 

LA CORNICE

spazio espositivo

 

Via A. Giacometti 1

6900 Lugano

www.lacornice.ch

Finalmente, dopo un rinvio di oltre un mese, da mercoledì 10 marzo fino alla fine di aprile sarà visitabile, presso il nostro "Spazio Espositivo La Cornice" la mostra personale dedicata all'artista luganese Gianluigi Susinno intitolata "Radici". Gianluigi vive ormai da qualche anno fra Lugano e la Sicilia, immerso in uno splendido paesaggio nella provincia di Ragusa. La trentina di acrilici su tela esposti testimoniano la grande influenza che questo spettacolare paesaggio esercita su di lui.

 

Testo critico di Paolo Blendinger:

 

Membro della Visarte (l’associazione professionale svizzera delle arti visive) ha svolto una dozzina di personali in Ticino e in Italia dal 2004 e l’attuale presenza allo Spazio espositivo La Cornice, già Galleria Il Raggio, sancisce il ritorno al luogo dove tenne la sua prima personale e allo stesso tempo si presenta come un’occasione rara a otto anni dalla sua ultima, rappresentativa monografica luganese presso la banca privata Notenstein nella palazzina neoclassica Albertolli in Piazza San Rocco.

 

L’artista – questa la novità della mostra – da qualche tempo divide il suo tempo con la moglie Marina fra il Ticino, dove continua la sua attività di grafico designer, e una casa colonica nelle campagne del ragusano acquistata nel 2015 di cui la mostra luganese presenta gli esiti pittorici più recenti.

 

Con la scelta di stabilirsi in Sicilia, che ha profondamente inciso sulla sua pittura, si è realizzato il progetto a lungo coltivato di una ricerca identitaria ancorata nel suo profondo, da sempre presente sottotraccia nella sua opera che, non a caso, privilegia la figura e il paesaggio.

 

Nel discorso artistico sviluppato dai suoi esordi attorno al 2000, il visibile, ossia quello che si coglie dal viene vero, è sempre assurto a quello che definiamo come presenza, in altre parole quel luogo ideale del silenzio in cui realtà e interiorità coesistono, un sottile diaframma nutrito dal ricordo e dall’esperienza, nella sostanza una dimensione di natura metafisica che si pone oltre il reale e in quanto tale, nel suo mistero ha la capacità d’interrogare lo spettatore.

 

Questa da sempre sembra esser la cifra della sua particolare comunicazione d’arte. Così i suoi corpi – penso a un lontano abbraccio, lui immobile, distolto dallo spettatore, lei rivolta a questo come per coinvolgerlo nel racconto –, i suoi volti, volentieri ritratti, hanno la pelle scura quasi fosse una corteccia e sono radicati nella terra da cui traggono i colori. Sono le sue figure scavate e aspre, volentieri tagliate dai bordi della tela; esse ci vengono incontro e talora si presentano a noi in una torsione fisica che esprime tensione.

 

I suoi paesaggi, per contro,  si sono sempre prestati a una descrittività puntuale, precisa e anche quando delineano dettagli in primo piano, come foglie o rami offrono allo sguardo una sorta di viaggio in luoghi sereni che rievocano la scrittura perfetta e consolatoria della natura.

 

Nella fase più recente, oggetto di questa mostra, ossia nelle opere dipinte nella sua Sicilia, la visione si è come distesa diventando nei paesaggi più astratta, ulteriormente interiorizzata, e le figure più diafane, trasparenti, distanti nella loro apparizione.

 

Figura e paesaggio restano i contrappunti di un medesimo e coerente approccio alla rappresentazione, ma nel loro dialogo sembrano usciti da ogni lacerazione interiore.

 

È come se la scelta di avere un luogo di rifugio nella propria terra abbia portato, in quanto atto d’amore e radicamento, a una condizione d’appagamento.

 

Questo stato ben si rileva nella resa dell’incanto di fronte a una campagna carica d’antica, arcaica umanità coi suoi ulivi secolari, con i campi e le colline coltivate, con l’attenzione per un`esplosiva susseguenza di colori e tocchi di un cespuglio in fiore o dei riflessi delle fronde sull`acqua, dei rami che si stagliano da un cielo bianco di luce come arabeschi fiammeggianti.

Tutto ci viene incontro come un amichevole saluto.

 

Poi ancora dei paesaggi all’imbrunire dove il rosso del tramonto tutto pervade e colora e patina conferendo all’opera un afflato simbolista assai raro nella contemporaneità e che ci riporta alle emozioni che si provano davanti ai dipinti di un Gaetano Previati al Vittoriale di Gabriele d’Annunzio.

 

Quando Davide Aricò in occasione della presentazione della recente mostra di Gianluigi Susinno al Palazzo di Sant`Alfano di Noto, dall’emblematico titolo di “Presenze”, parla del “coraggio di tornare alle origini”, sottolinea non solo una vicenda strettamente personale, ma ci sottopone una riflessione su un artista che riguarda un po`tutti e in cui risiede la sua poetica.